Il teatro nasce e si sviluppa, nelle sue origini e anche dopo, grazie a quello che viene definito il “conflitto drammatico”: è il conflitto, inteso non in senso fisico e distruttivo, ma in senso intellettuale, concettuale, culturale, psicologico, etc. che si mostra essere genitore di novità, di progresso, di civiltà.
Sembrerebbe dunque ovvio che in ogni opera concepita per il teatro fosse data ai personaggi, prima, e al pubblico, poi, la possibilità di vivere questo benedetto conflitto.
La grandezza geniale di “Così è (se vi pare)” di Pirandello, a mio parere, invece, consiste proprio nel farci credere di vivere confronti aspri, ma che da nessuna parte conducono. C’è, nelle parti che si contrappongono, una inamovibilità sconcertante.
Gli unici moti che appaiono sembrano essere quelli del gruppo di borghesi-burocrati-benpensanti che di volta in volta si schiera (o vorrebbe farlo) con uno dei due apparenti contendenti (Ponza e la signora Frola): e ogni volta che lo fa, sembra voler far sentire il proprio peso al momentaneo alleato, come se si trattasse di pedine