Intanto dà negli occhi a Florindo una tabacchiera, che si trova sul tavolo dell’avvocato; l’apre casualmente, vi vede il ritratto di Rosaura ed entra subito in diffidenza del suo difensore. Alberto però, sincero quanto intrepido, confessa la sua passione e procura di porre in calma l’animo agitato di Florindo, accertandolo della sua probità. Con tutto questo il cliente non pare troppo contento; Alberto allora impiega tutta la sua eloquenza per fargli capire che, nel caso in cui si trovano, l’onore dell’avvocato è nelle mani del cliente, e per conseguenza il difetto di fiducia da parte sua gli farebbe perdere reputazione. Florindo resta convinto e si arrende.
Si presentano davanti al giudice le parti litiganti, e Alberto difende la causa con tutta la forza ed energia che può ispirargli l’onore e il dovere; vince la lite e rende infelice la sua bella. Rosaura aveva un amante che l’avrebbe sposata, se fosse stata ricca, ma l’abbandona nel vederla soccombente.
Alberto peraltro, dopo aver adempiuto il suo dovere, appaga l’inclinazione del suo cuore, e siccome fu strumento della rovina di Rosaura, le offre la mano, la sposa, e divide seco la sua fortuna.
Tutti furon contenti della mia commedia; i miei confratelli poi, assuefatti a veder la toga posta in ridicolo in tutte le antiche commedie dell’arte, erano molto soddisfatti della bella comparsa ond’io l’onorai.”.