Il berretto a sonagli

Il berretto a sognagli

di Luigi Pirandello.

Or sono circa duemilacinquecento anni il grande filosofo greco Eraclito, quello del “panta rei” (del “tutto scorre”, per intenderci), scriveva, in uno dei frammenti che ci sono pervenuti, che “la guerra è madre di tutte le cose e di tutte le cose è regina”: ciò che si oppone “genera profonda armonia”, una “armonia per opposte tensioni, come nell’arco o nella lira”.

Eraclito, cioè, diceva che i contrari sono l’uno complementare all’altro, strettamente legati l’uno all’altro dalla loro stessa opposizione in un continuo transito dall’uno all’altro: è da questo passaggio che nasce il divenire, ciò che, ridotto a termini più essenziali e comprensibili, chiamiamo vita.

E questo divenire non è mai fermo, è sempre cangiante, pur essendo sempre la stessa cosa, come il fuoco, elemento di riferimento del filosofo greco.

Ecco, da queste poche e, suppongo, confuse parole nasce la mia idea intorno alla fabula de’ “il Berretto a Sonagli” di Pirandello.

Trama:

La vicenda è nota: istigata dalla Saracena, Beatrice, moglie tradita e delusa, cerca la sua vendetta, contro il marito e la sua amante, a spese del coniuge di quest’ultima, lo scrivano impiegato del marito, Ciampa; nonostante i tentativi del fratello Fifì e dell’amico delegato di

P.S. Spanò di dissuaderla da ciò e gli avvertimenti neppur tanto velati dello stesso Ciampa, Beatrice va sino in fondo, decisa a ottenere la sua personale vendetta, senza curarsi di ciò che questo rappresenta per la propria famiglia (la madre e il fratello) e per il povero scrivano. 

Ma… c’è un ma. Anzi, ce n’è più di uno. Non si vive soli a questo mondo: volenti o no siamo fibre di un ben preciso tessuto umano fatto di rapporti, relazioni, convenzioni, consuetudini. Ciò che crediamo far per noi stessi non può non aver riflesso su altri. La fisica, più tardi di Eraclito, dirà che ad ogni azione corrisponde sempre una reazione uguale e contraria. E la vendetta di Beatrice si ritorcerà contro sé stessa.

Ed ecco il conflitto da cui dovrebbe generarsi l’armonia ma che, non trovandosi saggezza in quasi nessuna delle persone del dramma, fallisce nel suo scopo su di lei, non più vincitrice ma vittima: nient’altro che il divenire di cui prima si diceva. E così lo scontro che avviene in questo dramma non può finire che con un verdetto di parità, o, al massimo, di vittoria, temporanea e illusoria, “ai punti”, per lo sfortunato scrivano. Gli altri, i pupi, le maschere, non possono che stare a guardare la nostra sordità alle parole di Eraclito sull’armonia.

Giuliano Polato

Intervista agli attori:

Associazione Artistica Benvenuto Cellini ©